Con sentenza n. 6425 del 15 marzo 2018, la Suprema Corte ha confermato un consolidato orientamento secondo cui non è possibile individuare elementi per la giusta causa di licenziamento del lavoratore dal contenuto di messaggi di posta elettronica prodotti dal datore e presumibilmente afferenti all’account aziendale del lavoratore.
In primo luogo perché la loro acquisizione richiederebbe determinate garanzie e l’intervento dell’autorità giudiziaria, e soprattutto non sarebbe riscontrabile nel caso una valenza probatoria oggettiva, dal momento che essendo il server aziendale nella piena disponibilità del datore, nulla potrebbe escluderne potenziali manomissioni del contenuto.